Alcuni concorrenti della gara lunga, tutti quanti stravolti ma con un grande sorriso sul volto. Ed ecco che cosa hanno raccontato…
Cecilia Polci, la vincitrice, di Arezzo: «Gara molto bella con tanta salita come piace a me. La parte più bella è quella dei canaloni perché è come scendere sulla neve fresca e io mi posso buttare e correre senza problemi».
Monica Casiraghi, la pluricampionessa Mondiale, Europea e Italiana della 100 km, che ha sofferto molto ed è giunta sesta. «Dovevo correre la staffetta da 47 km e non la 94 km, ma la mia compagna di corsa ha avuto un infortunio. È una gara molto tecnica, occorre tenere altissima l’attenzione dall’inizio alla fine e non puoi mai rilassarti. Molto bella, io poi amo l’Etna, però andare due volte a quota 3000 è forse troppo anche per me».
Susy Olvback, di Stoccolma ma da trent’anni residente a Cefalù: «È difficilissima, lo scorso anno l’ho vinta ma stavolta non non ce l’ho fatta e sono arrivata seconda. È una gara di “testa”, dolorosa e i piedi non hanno retto (me li mostra e le unghie sono in parte nere). Però è un incanto. La parte più bella è sicuramente la Valle del Bove perché vedi tutto il monte Etna».
Luca Teggi, di Milano: «Durissima per la tipologia di terreno e il vento. Però che meraviglia, in particolare il punto dove si trova l’Osservatorio».
Alice Calderone, ultrarunner di Palermo: «Sempre salite pazzesche e tecniche, e poi tanti sabbioni e canaloni, però è fantastica perché ti permette di vedere tutti gli elementi della montagna, ti manca solo di entrare nel vulcano».